Se state cercando un colpevole su cui puntare il dito per le vostre paure infondate, o per i vostri stati d’ansia repentini, dovreste cominciare a cercare anche tra quelli insospettabili.
Fino ad oggi l’ossitocina, o ormone dell’amore, è sempre stata associata a sentimenti positivi come i legami sentimentali lunghi, amicizie durature, buone relazioni sociali, ma anche al sesso e a tutto ciò che ci gira intorno.
In questi giorni una ricerca riporta l’ossitocina sia legata anche all’ansia e alle paure in particolare.
Lo studio condotto dalla Northwestern University e pubblicato sul Nature Neuroscience dimostra come questo ormone abbia una doppia faccia: sempre associato alla riduzione dello stress, ai legami affettivi e al comportamento materno, ora viene preso molto in considerazione anche quando parliamo di sentimenti negativi.
Gli scienziati hanno trovato che per buona parte le risposte inerenti alla paura interessano il setto laterale, una parte del cervello che è costituito da molti recettori dell’ossitocina.
Lo studio è stato condotto prendendo 3 gruppi di topi e testandoli in base ai livelli di ossitocina presenti ha trovato con estrema sorpresa da parte dei ricercatori che quelli con il numero maggiore riscontravano molta più paura (invece di ridurla) negli eventi simili futuri.
Vediamo assieme il motivo: l’ossitocina rafforza la memoria sociale della parte del cervello interessata e quindi dopo un’esperienza negativa finisce per innescare e aumentare le reazioni di ansia e paura quando c’è la possibilità di rivivere una situazione simile stressante.
In parole povere quando viviamo una situazione troppo stressante e negativa l’ossitocina stimola la memoria incrementando così la sensibilità individuale a sentimenti negativi durante situazioni uguali o simili.
Sembra inoltre che questa reazione di adattamento da parte del cervello valga anche al contrario e quindi anche per esperienze positive.
Per la prima volta si è trovato un collegamento dell’ossitocina con uno stato di stress sia attuale che futuro.
Una scoperta che ha riscosso molto interesse in quanto, dati alla mano, è proprio lo stress sociale cronico è tra le cause principali di depressione e ansie.
Inoltre proprio le relazioni sociali sono sempre più prese in considerazione quando si parla si salute mentale e psicologica.
Naturalmente il fine di queste ricerche è quello di sperimentare (sono già cominciate) un principio attivo e un farmaco capace di aiutare (si spera) le persone travolte dall’ansia o dalla depressione, ma anche in caso di autismo.
Alla fine, se ci pensiamo bene, questa ricerca non dice nulla di nuovo: anche nella vita di tutti i giorni l’amore può avere due facce, una bella (quella più conosciuta) e un po’ più stressante (anche se per me in questi casi non è propriamente amore).