Il problema
Sento sempre da parenti e amici lamentarsi del proprio specialista, sia esso un medico, un fisioterapista o qualsiasi altra figura sanitaria.
In genere mi viene riportato sempre più spesso frasi di questo genere:
- mi ha guardato 5 minuti e mi ha detto che sto bene, ma io sto male
- ho pagato un sacco di soldi per non essere nemmeno guardata in faccia
- mi ha fatto due strane mosse, 10 minuti totali e mi ha confermato di essere guarita, ma dopo due giorni sto come prima
- 5 minuti 120 euro e nessun esame
Purtroppo però gli esempi si susseguono troppo spesso e rimango stupito da come stia cambiando radicalmente il rapporto che dovrebbe esserci tra il personale sanitario e il paziente, arrivando alcune volte ad azzerarlo.
Mio padre che abbracciava un approccio diverso dal mio, diceva in modo forte, ma abbastanza chiaro:
La medicina ha ormai perso di vista il rapporto “sciamano-malato”, quel sottile e fattivo rapporto per cui il paziente non si sente cavia inerme perduta nell’ingranaggio burocratico.
Per fortuna altrettanto spesso mi vengono riportati casi di professionisti che si comportano come tali!
E proprio con questi ultimi tengo sempre a instaurare una relazione comunicativa e di crescita.
Una questione imposta?
Mi piace pensare che queste situazioni si vengano a creare non per colpa del terapeuta, ma a causa della nostra società che sforna ogni giorno sempre più malati cronici che devono essere seguiti sempre dallo stesso numero di sanitari e con lo stesso budget dedicato alla sanità.
In questo modo si è obbligati ad esempio a fare una valutazione, una diagnosi e prescrivere una cura in 12 minuti (comprensivi di saluti e scrittura nero su bianco di tutto).
Parliamo ovviamente di un caso inerente il servizio pubblico sanitario che nel quale si è quasi costretti a tagliare corto e ad eliminare i rapporti umani per una questione di tempo e di bilancio ospedaliero.
Anche nel privato…
Se la causa fosse questa il problema sarebbe circoscritto all’ambito pubblico.
Purtroppo non sempre è così e spesso ci si trova nelle medesime condizioni anche con il professionista rinomato (e non per forza sanitario) che ha una parcella molto alta, ma con una prestazioni senza più spessore: queste persone vivono di rendita sulla salute delle persone, perdendo la passione che le ha spinte a intraprendere il loro lavoro e sfruttano il nome creato in nome del guadagno.
L’alternativa
Mi sono sempre chiesto come facciano alcuni colleghi a fare sedute molto brevi, in alcuni casi anche pochi minuti e farsi pagare anche più di 500 euro l’ora! (se sommate le prestazioni che effettuano in 1 ora ottenete questo risultato).
Personalmente mi piace analizzare la persona in modo completo, perdendoci anche un po’ di tempo per due chiacchiere.
Parlare infatti con una persona permette di capire meglio le mille sfaccettature che il suo problema nasconde, specialmente se cronico.
L’approccio dovrebbe essere olistico per poi focalizzarsi sulla vera causa del problema: emblematico è l’esempio dei mal di schiena:
non vi dico quante persone ho visto con lombalgia cronica o una cervicalgia che come unica cura prendevano antinfiammatori o facevano delle inutili macchinette (come le chiamo io).
Il paziente è prima di tutto un uomo, con le sue angosce, i suoi dubbi, le sue gioie ed i suoi pensieri, solo dopo è anche un “potenziale ” malato: per questo motivo la professionalità è data in primo luogo dall’ascolto e dalla relazione che si instaura con il terapeuta, da cui spesso esce da sola la soluzione al problema (naturalmente non stiamo parlando di casi di emergenza medica).
Inoltre è stato ampiamente dimostrato che ogni parte del corpo ha un’influenza più o meno grande sulle altre: ciò si può vedere molto bene in anatomia parlando di muscoli, fascia e postura, ma il concetto è molto più ampio e comprende organi e visceri, chimica, mente e struttura.
Chi vuole può cambiare
Il mio articolo non vuole essere una critica generalizzata, esistono molti medici seri e bravissimi professionisti che amano il loro lavoro prodigandosi ogni giorno per la salute degli altri e il benessere generale.
Proprio da questi dovremmo prendere esempio e cominciare a rivedere la direzione che sta prendendo la sanità, smettendo di cronicizzare le malattie e le persone, vedendo finalmente di trovare soluzioni vere e concrete, meno lucrose per alcuni, ma che portino a una meta importantissima per tutti: la salute.
Questo è possibile solo con un cambio di prospettiva, cominciando a guardare tutta la persona: certo la visita non potrà durare 10 minuti, 15 quando va bene! Rifletteteci la prossima volta che andrete da un professionista.
Colui che si occupa della salute, chiunque esso sia, dovrebbe vedere il paziente prima di tutto come una persona bisognosa di aiuto e mai come una mera fonte di guadagno; ognuno ha il suo ruolo nel mondo e nella società e certamente in qualsiasi professione possiamo trovare chi cerca di fare il furbo, ma il giocare con la salute altrui è inammissibile, punto.