Un vaccino per i tumori? Molto probabilmente un giorno non molto lontano ognuno di noi potrà vaccinarsi contro il cancro, esattamente come facciamo per una banale influenza.
Questa è la speranza e la scommessa degli studiosi di tutto il mondo e in particolare di quelli tedeschi dell’Università di Johannes Gutenberg a Mainz che proprio in questi giorni hanno iniziato i primi test sull’uomo.
Come funziona un vaccino per tumori?
I vaccini terapeutici per i tumori hanno lo scopo di trovare cellule cancerogene organizzate e di segnalarne la presenza al sistema immunitario dell’ospite il quale dovrebbe in questo modo attivare le difese immunitarie e attaccare il tumore.
Più nello specifico il vaccino anti-tumore tedesco è in sostanza una capsula di acidi grassi al cui interno troviamo una molecola di rna capace di fornire all’organismo le istruzioni genetiche necessarie alla reazione immunitaria.
Una volta iniettata per via endovenosa la capsula viene assorbita dalle cellule dendritiche di midollo osseo, milza e linfonodi dove viene rilasciata la molecola di rna.
Si attiva così una risposta immunitaria per la quale a partire dall’rna viene formata una molecola proteica, un antigene tumorale specifico, il quale veicolerà l’attacco delle difese immunitarie al tumore.
In soldoni questo vaccino riesce a mettere una bandierina sul tumore, a renderlo ben visibile agli occhi del nostro organismo etichettandolo come nocivo.
Il vaccino ha già dato risultati molto positivi in Germania sui test effettuati sui topi con diverse tipologie di tumore, notizia riportata anche da una delle testate più importanti quale è Nature.
La sperimentazione umana
La prima sperimentazione sui topi nel 2014 del vaccino contro il tumore era stato provato con buoni risultati per il cancro al cervello, per poi ottenerli anche su molti altri tipi di tumore.
I test sull’uomo hanno visto invece la scelta di una particolare tipologia di tumore: proprio in questi giorni è stata avviata la sperimentazione su 3 pazienti umani affetti entrambi da melanoma in stadio avanzato.
Gli scienziati fanno notare come il cuore del vaccino è assolutamente modellabile su qualsiasi tipo di tumore, ma la nota dolente sono le tempistiche: si parla di 4-5 anni per sviluppare pienamente una nuova terapia.
Proprio per questo motivo l’intenzione è di andare avanti col lavoro sul melanoma almeno fino al 2017, anno in cui penseranno di trattare altri tipi di cancro.
Gli studiosi sono sicuri del loro lavoro e sono molto ottimisti vedendo nel loro studio l’inizio di una cura universale al cancro, adattabile e funzionante su tutti i tipi di tumore, ma ovviamente sono consapevoli della mole di lavoro che gli aspetta per compiere le ricerche dovute per ogni patologia.
Risultati e speranze
Le speranze sono tante e sembrano anche abbastanza concrete, bisogna solo stare attenti a non gridare al miracolo e farsi troppe false illusioni: prima che venga commercializzato è probabile che passino diversi anni, sempre che l’efficacia sia testimoniabile anche su un numero decisamente maggiore di pazienti (3 pazienti nei quali si è avuta sempre una risposta immunologica per quanto incoraggiante è comunque un numero troppo piccolo).
La speranza è l’ultima a morire, si suol dire, ma in questo caso direi che si possa pensare in modo ancor più positivo e propositivo, vista anche la presenza di molti altri studi in tutto il mondo sui vaccini anti-cancro.
Altre ricerche in corso
Anche in altre parti del mondo si stanno muovendo passi decisi in questa direzione, come a Oxford o all’Università Cattolica di Lovanio.
In realtà si è cominciata questa strada addirittura nel 1893 quando William Coley ebbe la brillante idea di curare i tumori con l’iniezione di batteri vivi sempre lo scopo di risvegliare il sistema immunitario.
Questo esperimento sporadico ha necessitato di più di 50 anni prima di essere ripreso in considerazione nel 1957 da George Klein con la scoperta degli antigeni specifici dei tumori negli animali fino ad arrivare ai tempi moderni (1998) dove si sono ottenute le prime regressioni parziali e sporadicamente complete.
Addirittura dal 2010 è disponibile per il solo mercato USA un vaccino per il solo tumore della prostata.
In realtà è già pronto per la sperimentazione un altro vaccino per questo tumore, direttamente dall’Università di Oxford: il professor Freddie Hamdy (Oxford) e il professor Jim Catto (Sheffield) con il loro gruppo stanno per vaccinare ben 48 pazienti a rischio medio basso.
Se i risultati rispecchieranno le speranze degli studiosi saranno avviati altre vaccinazioni su larga scala per confermare i dati.
Un altro gruppo di ricerca olandese facente capo all’Università Cattolica di Lovanio è al lavoro sulla sperimentazione animale di un vaccino contro gli gliomi di alto grado (tumori al cervello in stadio avanzato).
Le conclusioni sembrano promettenti
Il lavoro degli studiosi è ancora lungo, ma le premesse per trovare la tanto sperata cura al cancro sembrano essere state piazzate: anche in tutti questi altri casi lo scopo è sempre di rendere visibile il tumore, qualsiasi forma e tipologia sia stata presa in considerazione, agli occhi del nostro sistema immunitario.
Uno dei problemi nella ricerca della cura al cancro è infatti il riuscire ad eliminare tutte quelle strategie molto efficaci che un tumore mette in atto per mascherarsi al nostro organismo come qualcosa di non dannoso e inerme: sembra però che la strada imboccata sia quella giusta.
Una volta eliminato questo mantello dell’invisibilità bisogna riuscire a ridare attraverso l’uso di immunoterapici ai linfociti t-killer la loro capacità di attaccare il tumore: quest’ultimo infatti riesce in qualche modo ad addomesticare queste nostre difese fondamentali.
Il futuro si intravede un po’ più roseo e l’accoppiata tra questi nuovi vaccini anti-cancro con gli attuali farmaci immunoterapici (molti ancora in fase di approvazione) capaci di togliere gli inibitori messi in atto dal tumore per rendere inerme il nostro sistema immunitario, elimina un po’ di pessimismo che aleggia ormai da anni nelle case di ognuno di noi.
Speriamo sia la volta buona.
P.S.: ricordiamo sempre che ad oggi la forma migliore per combattere la guerra con il tumore è sempre la prevenzione! Quindi prestiamo molta attenzione, oltre agli screening clinici, anche al nostro stile di vita: un’alimentazione corretta, una buona attività fisica e l’applicazione di metodiche per combattere lo stress mentale e lo stress ossidativo sono tutte pratiche molto buone per la prevenzione del cancro.