La fascite plantare è un’infiammazione a carico dell’aponeurosi plantare, più comunemente chiamata fascia plantare.
Rappresenta quasi un 10% di tutte le patologie che provocano dolore al piede e più in particolare alla zona del tallone.
Molto frequente negli sportivi, questa sintomatologia interessa soprattutto chi pratica sport come:
- calcio e calcetto
- basket
- pallavolo
- corsa e maratona (specialmente amatoriale)
- atletica leggera (specialmente il salto in lungo)…
La fascite plantare ha anche uno stretto legame con le persone sovrappeso o obese e con chi ha particolari problemi posturali.
Cenni di anatomia della fascia plantare
La fascia plantare è composta prevalentemente da tessuto fibroso e risulta quindi molto resistente: anatomicamente origina dal calcagno e si inserisce a livello di tutte le falangi prossimali, ma possiamo dire che funzionalmente è anche un’estensione del tendine d’Achille.
La sua funzione principale è quella di trasmettere le forze (compreso il peso corporeo) durante tutti quei movimenti che possono avvenire sotto l’effetto della gravità come saltare, correre o camminare.
La fascia plantare è sormontata dal muscolo flessore breve delle dita, mentre risulta protetta da urti dal basso grazie alla presenza di un cuscinetto adiposo.
Come ultimo cenno anatomico vediamo brevemente la sua suddivisione anatomica in tre zone: mediale, centrale (la più resistente) e laterale.
Sintomi della fascite plantare
La sintomatologia associata a una fascite plantare è decisamente molto dolorosa, fastidiosa e può colpire più parti della pianta del piede.
In base ai sintomi associati il disturbo si differenzia in (l’immagine che trovate a inizio articolo vi fornisce delle percentuali sulla frequenza delle varie zone colpite):
- fascite plantare prossimale che colpisce prevalentemente la zona intorno al calcagno
- fascite plantare distale con un dolore che arrivare al mesopiede
- in 1 caso su 25 il dolore può manifestarsi su tutta la fascia plantare
Quando il dolore aumenta e si fa sempre più intenso in genere lo si avverte in una delle seguenti situazioni:
- al mattino quando ci si sveglia e si muovono i primi passi
- quando ci si muove dopo un lungo periodo in cui si è stati fermi in piedi o seduti
- quando si salgono o scendono degli scalini
- dopo aver fatto attività fisica intensa, sia nel periodo appena interrotta, come durante il giorno successivo
In generale la fascite plantare si avverte come un dolore sordo o tagliente, spesso associato a rigidità della volta e del tallone.
In alcuni casi è possibile avere una sensazione di calore o bruciore che interessa parte del piede o anche tutta la superficie inferiore, con presenza di eventuale gonfiore e arrossamento.
Da cosa è causata
Esattamente non si sa, infatti può esordire in modo blando, lentamente oppure molto improvvisamente durante o finita un’attività fisica intensa.
I fattori di rischio che aumentano al probabilità di soffrire di fascite plantare possono essere riassunti in:
- età compresa tra i 40 e i 70 anni e sesso maschile
- aumento di peso
- sovrappeso e obesità
- utilizzo di scarpe non adeguate (troppo piatte o con suola troppo morbida ad esempio)
- sofferenza a livello del tendine di Achille
- problemi legati alla volta plantare (piede piatto o cavo)
- attività fisica intensa di lunga durata su terreno non idoneo (irregolare, in discesa, ecc)
In molti sono convinti che la fascite plantare sia direttamente correlata e quindi causata dalla presenza di uno sperone calcaneare (e quindi in molti la curano agendo direttamente su quest’ultimo): se in alcuni casi può essere vero, ricerche scientifiche dimostrano come ai raggi X lo sperone sia presente sia in persone con la patologia, sia in persone senza.
Diagnosi medica
La diagnosi di fascite plantare eseguita dal medico ortopedico o fisiatra in genere è abbastanza semplice, ma in alcuni casi può essere richiesta un’indagine strumentale come una radiografia o una risonanza magnetica per escludere altre patologie come le fratture da stress.
In generale la sola analisi del piede può portare a diagnosi: evidenziare la zona del disturbo, eventuale gonfiore e/o arrossamento abbinata alla tensione e rigidità dell’arco plantare oltre al dolore al tatto e al carico possono essere elementi sufficienti per una diagnosi di fascite plantare.
Cura, farmaci e prognosi
Il medico inizialmente proverà a ricercare la riduzione del dolore e dell’infiammazione attraverso farmaci anti-infiammatori non steroidei come l’Ibuprofene o il Nimesulide, riposo per almeno 7 giorni (non immobili a letto, ma evitando sforzi eccessivi) con ausili notturni come fasciature, utilizzo di plantari su misura.
Nei casi più complicati e in cui le altre cure non hanno avuto efficacia, l’ortopedico può consigliare delle infiltrazioni di corticosteroidi o un tutore di tipo walker fino a 6 settimane.
Naturalmente un periodo di fisioterapia è sempre consigliabile dove potranno essere utilizzati elettromedicali come laser, tecar terapia, ultrasuoni fino ad arrivare alle onde d’urto sempre associate a massoterapia ed esercizi specifici.
In molti casi può essere utile qualche seduta di ginnastica posturale: lavorare per raggiungere una postura migliore, in modo da posizionare i carichi sui piedi in modo più performante durante i movimenti.
In generale la fascite plantare necessita di un tempo compreso tra un mese e un anno perché le cure sanitarie abbiamo effetto, con una percentuale molta alta di pazienti che si sentono meglio intorno ai 9 mesi.
Quando la sintomatologia non migliora è possibile ricorrere a un intervento chirurgico per detendere la fascia plantare, ovviamente con tutti i rischi ad esso annessi.
Esercizi per la fascite plantare
Esistono esercizi molto utili in caso di fascite plantare, ma che possono essere utilizzati anche in assenza di sintomi come prevenzione.
Molto importante è utilizzarli non in fase acuta (salvo controllo di uno professionista) e nel caso sentiate troppo dolore esser e pronti a interrompere l’esecuzione e cambiare esercizio.
Allungamento (stretching specifico):
- mettiamoci in piedi con la gamba destra tesa dietro la sinistra un po’ piegata, talloni a terra, flettiamo quella anteriore fino a sentire tensione nel polpaccio di quella posteriore sopra la caviglia; invertiamo le gambe, poi stesso esercizio a ginocchio posteriore un po’ flesso
- seduti a terra con le gambe tese prendiamo con entrambe le mani un asciugamano e facciamolo passare sulla punta dei piedi nella zona metatarsale, trazioniamo delicatamente per 30-40 secondi
Mobilizzazione:
- Seduti portiamo la caviglia sul ginocchio della gamba opposta, afferriamo il piede e con le mani mobilizziamo passivamente disegnando delle croci e dei cerchi con la punta del piede
- Seduti su una sedia disegniamo attivamente con la punta del piede dei cerchi, delle croci e delle x
Potenziamento:
- Seduti col piede rilassato cerchiamo di alzare l’arco plantare
- Camminiamo a piedi nudi in punta di piedi
- In piedi gambe tese cerchiamo di andare sulle punte, manteniamo la posizione un paio di secondi e lentamente torniamo ad appoggiare i talloni
- Mettiamo delle palline da squash o delle biglie o anche un fazzoletto di carta per terra e col piede nudo cerchiamo di prenderle, alzarle da terra e spostarle
Equilibrio e propriocezione:
- Rimaniamo in equilibrio su un piede solo, prima a occhi aperti poi a occhi chiusi
- Camminiamo su terreni sconnessi come la sabbia
- Arrotoliamo un asciugamano a forma di tubo e camminamoci sopra avanti e indietro in equilibrio sopra a piedi nudi
- Rimaniamo in equilibrio su dischi propriocettivi, prima su due piedi, poi su uno solo (cerchiamo sempre di non esagerare e partiamo dagli esercizi più semplici per poi avanzare nella difficoltà)
Automassaggio:
- Prendiamo una pallina da squash e una da tennis e messa per terra passiamoci sopra la pianta del piede massaggiandoci le zone dolenti e quelle circostanti
- Esistono poi altre tipologie di autotrattamento più complesse come il Reflessage
Rimedi e altri consigli utili
Oltre agli esercizi e alle cure sanitarie esistono anche altri rimedi “alternativi” che possono fare al caso nostro, essere molto efficaci e utili.
- Applichiamo del ghiaccio avvolto in un panno per un 15 minuti in caso di infiammazione, se vogliamo sgonfiare la zona invece alterniamo una decina di volte l’applicazione di 3 minuti con 1 minuti di riposo senza ghiaccio
- Tra i rimedi naturali troviamo il salice bianco, la camomilla e l’artiglio del diavolo, facilmente trovabili in erboristeria
- Possiamo provare con dei pediluvi di acqua calda arricchiti con sali specifici (8 cucchiaini) o decongestionanti
- Utilizziamo il nastro kinesio-taping con azione drenante e decontratturante
- Facciamo un impacco di argilla in caso di gonfiore e dopo applichiamo un po’ di crema a base di arnica
- All’interno della medicina alternativa è sempre possibile lavorare sui meridiani energetici con l’agopuntura, ma anche con la riflessologia plantare
La prevenzione è possibile?
La prima preoccupazione di un paziente con fascite plantare è sicuramente quella di curarla, ma appena i sintomi passano ecco scalare la classifica la paura di recidive.
Il problema delle ricadute esiste, specialmente se non vengono prese le dovute precauzioni.
Secondo la mia personale opinione la fascite plantare è prevenibile lavorando sui fattori di rischio che abbiamo elencato prima e continuando ad eseguire nel tempo, anche una volta sani, gli esercizi specifici, in particolare il lavoro posturale e di propriocezione.