La lesione del plesso brachiale è un infortunio che necessita di una riabilitazione e di cure specifiche molto delicate e precise.
Avvengono spesso quando il collo viene costretto in estensione, mentre la spalla viene portata bruscamente verso il basso, o viceversa.
Anatomia e definizione
Il plesso brachiale si può definire come un insieme di nervi che collega e trasmette segnali tra la spina dorsale e gli arti superiori.
Questi segnali nervosi in sostanza e molto brevemente permettono il movimento di braccia e mani, ma conducono anche la sensibilità di queste zone.
Il plesso brachiale può essere anatomicamente diviso in tre tronchi principali:
- un tronco superiore (C5-C6)
- un tronco edio (C7)
- un tronco inferiore (C8-T1)
Cause che portano a una lesione del plesso brachiale
Le cause di lesione possono essere molte e comprendono per lo più eventi traumatici e stiramenti diretti, decisamente meno frequente il danneggiamento a causa di una ferita profonda.
Vediamole nel dettaglio quali movimenti possono causare una lesione di questo tipo:
- violento sbandamento della testa e del collo dalla spalla (porzione prossimale)
- forzato movimento della spalla verso il basso (porzione prossimale)
- trazione violenta verso il basso del braccio in posizione addotta (porzione prossimale)
- trazione violenta verso l’esterno e verso l’alto del braccio in posizione abdotta (porzione distale)
I principali eventi traumatici che possono provocare una lesione del plesso brachiale invece sono:
- incidenti in moto (i più frequenti)
- frattura della clavicola
- lussazione della spalla
- carcinoma polmonare
- ferita da arma da fuoco
Conoscere la causa è molto importante per impostare un programma riabilitativo corretto, permettendo di scegliere gli esercizi migliori di caso in caso.
La patologia motoria e sensoriale infatti varierà molto in base al luogo della lesione.
Sintomi
Le sintomatologie legate a questa patologia possono essere molto variabili in base alla gravità della lesione e alla zona colpita.
In generale possiamo trovare:
- sensazione di dolore al collo che si irradia agli arti superiori dove aumenta
- difficoltà o impaccio motorio nell’utilizzo di alcuni muscoli del braccio o delle mani
- sensazione di bruciore sul collo e sul braccio
- intorpimento, parestesie, intorpimento del braccio (in alcuni casi paralisi)
Quando ci troviamo di fronte a una lesione completa del plesso brachiale abbiamo tutta una serie di sintomatologie molto più gravi:
- coinvolgimento di tutti i muscoli delle braccia (a esclusione del trapezio perché innervato da C1-C5)
- anestesia completa dell’arto superiore (escluso la parte mediale del braccio che è innervato da T1-T2-T3)
- l’arto pende molle in rotazione interna con gomito esteso, avambraccio pronato
- la testa dell’omero che può sublussarsi per mancanza di tono del deltoide
- la mano se lasciata troppo pendere tende a gonfiarsi con un classico colorito bluastro
Se la lesione è parziale i sintomi differiscono dal tronco leso.
La lesione brachiale del tronco superiore C5-C6 (sindrome di Erb-Duchenne) provoca:
- braccio intraruotato cadente, gomito esteso e avambraccio pronato
- perdita di funzionalità nell’abduzione del braccio e nella flessione e supinazione dell’avambraccio
- ipo/anestesia nella regione deltoidea, sulla superficie laterale dell’arto superiore
La lesione del tronco medio C7 provoca:
- perdita di funzionalità nell’estensione di mano e polso (coinvolgimento estensori lunghi)
- perdita parziale dell’estensione di gomito (coinvolgimento tricipite brachiale)
- riduzione o perdita del riflesso tricipitale
- deficit sensibilità secondo, terzo e quarto dito
Infine la lesione del tronco inferiore C8-T1 provoca:
- paralisi muscoli intrinseci della mano
- perdita della flessione di mano e dita
- ipo o anestesia della superficie mediale di avambraccio e mano
- edema e cianosi della mano
- mano deformata “a clava”
Riabilitazione e fisioterapia
La lesione del plesso brachiale necessita di una riabilitazione particolare proprio per la varietà e la specificità dei sintomi che abbiamo appena visto.
Molto importante è adattare ogni trattamento alle necessità specifiche del singolo paziente, oltre, naturalmente alla tipologia della lesione.
Gli obiettivi generali da raggiungere in ogni caso possono essere riassunti così:
- lavoro sulla conservazione delle escursioni articolari
- mantenimento del trofismo dei muscoli colpiti o paralizzati
- miglioramento dello stato cutaneo e sottocutaneo con trattamento di edema, aderenze e cicatrici
- conservazione ed equilibrio dei e tra i muscoli agonisti e antagonisti
- prevenzione della algoneurodistrofia
Al fine di raggiungere questi obiettivi si possono utilizzare molte metodiche che tra le tante includono:
- massoterapia e massaggi fasciali
- massaggi linfodrenanti
- mobilizzazioni attive (dove possibile) e passive
- esercizi attivi quando è apprezzabile la contrazione (compresi lavori eccentrici, di propriocezione e con il PNF)
- allungamento muscolare (stretching)
- posizionamento in posizione antideclive dell’arto coinvolto
- terapie fisiche (elettrostimolazione, idrochinesiterapia)
- terapia occupazionale e lavori funzionali
Immobilizzazione e ortesi
In alcuni casi è necessario parlare anche di immobilizzazione tramite utilizzo di ortesi, come in caso di sutura o innesto nervoso.
Risulta importante cercare di utilizzare ortesi (statiche o dinamiche) che:
- siano specifiche per il problema del paziente
- non ledano al contatto con la pelle
- siano comode
- mantengano una posizione che sia il più funzionale possibile
Il medico con la collaborazione del fisioterapista e il parere del paziente decidono assieme quale sia la migliore ortesi da utilizzare, quando necessaria.