Il paracetamolo è sicuramente il farmaco analgesico da banco più venduto in Italia, con oltre 2,8 milioni di confezioni vendute nel solo anno 2014.
L’ascesa di questo farmaco comincia nel 1960 grazie ai nascenti timori sugli effetti collaterali di aspirina e fans all’intestino.
Il suo successo è dovuto probabilmente dal fatto che da sempre è considerato come un farmaco efficace, economico e soprattutto con un principio attivo efficace.
Nell’ultimo periodo però ci sono stati studi diversi che lo hanno indagato con risultati per certi versi inaspettati, specialmente quando assunto per lunghi periodi.
Come ogni farmaco del resto porta con sé alcuni effetti collaterali più o meno seri, vediamo cosa ci dicono le ultime ricerche.
Effetti collaterali indesiderati
Secondo quanto spiegato da John Dickson, un ex medico di famiglia del North Yorkshire in pensione, il paracetamolo può essere un farmaco pericoloso, in quanto può causare problemi ai reni, al fegato, oltre al sanguinamento del tratto gastrointenstinale in modo simile ai fans.
Nel 2011 viene pubblicato uno studio su circa 900 pazienti con più di 40 anni e abituali fruitori di ibuprofene o paracetamolo o di entrambi per alleviare il dolore cronico all’articolazione del ginocchio.
I risultati provenienti da 13 settimane di raccolta dati e pubblicati da Michael Doherty, reumatologo all’Università di Nottingham, indicano come una persona su cinque che assumeva ibuprofene aveva perso per emorragia interna una unità di sangue.
Ma non finisce qui, perché la stessa cosa era accaduta anche a quei pazienti che assumevano paracetamolo.
A ulteriore conferma di quanto stiamo dicendo nel 2013 la Food and Drug Amministration stabilì che l’assunzione di paracetamolo può essere causa in rari casi di una malattia della pelle potenzialmente mortale, la sindrome di Stevens-Johnson.
Donne in gravidanza
Uno dei possibili effetti indesiderati del paracetamolo riguarda le future mamme: una donna incinta dovrebbe stare molto attenta ad assumere il farmaco, in particolar modo se è maschio.
Questo è quello che riporta una ricerca pubblicata su “Science Translational Medicine reports” dall’Università di Edimburgo, la quale ci dice che in caso di feto maschio può aumentare la possibilità dello stesso di andare in contro in futuro a malattie come infertilità e alcune forme di tumore.
Un discusso studio del 2008, i cui stessi ricercatori ammisero di non essere pienamente convinti dei risultati ottenuti a causa “probabilmente di indizi confusi” associava l’utilizzo di paracetamolo nel primo anno di vita dei bambini a una maggiore incidenza di rinocongiuntivite, eczema e sintomi asmatici.
Assumerlo o no?
Andrew Moore, ricercatore presso la Oxford University, ci dice in un’intervista al “Guardian” ci riporta come questo farmaco venga spesso “abusato” per ogni genere di mal di testa o brivido di freddo, quasi sempre senza leggere il bugiardino allegato: il rischio è quello di superare le dosi consigliate di 4 grammi ogni 24 ore andando in contro a possibili complicanze per il fegato.
Prendendo in considerazione una revisione scientifica fatta dalla Cochrane Collaboration del 2006 su 7 studi che confrontavano il paracetamolo con il placebo, si può appurare come in due di esse non ci fossero differenze significative tra l’assunzione dell’uno o dell’altro, mentre la media di miglioramento degli altri studi si attestava intorno al 5% in quelle persone che avevano preso il farmaco.
La conclusione è che per molte persone risulti essere solo un placebo, afferma Dickson, il quale ci consiglia di non usare il paracetamolo in modo troppo abitudinario.
Lo stesso medico vede un notevole ritardo nella gestione del dolore cronico, che nella maggior parte dei casi non si può curare con il solo utilizzo di una pastiglia.
In conclusione penso sia giusto l’utilizzo del farmaco, ma non l’abuso come spesso accade, legge questa che vale per tutte le tipologie di farmaco.