Il tecnostress è una nuova tipologia di stress che si è espanso e continua a diffondersi in modo esponenziale negli ultimi anni.
Colpisce specialmente i più giovani, ma in generale tutti i lavoratori tecnologici o chi comunque ama molto la tecnologia come computer, smartphone e tablet sono vittime molto frequenti.
Nel 2007 con una sentenza della procura di Torino il tecnostress è stato riconosciuto come malattia professionale, nel 2008 il decreto legislativo 81 obbliga lavalutazione del rischio di stress lavorativo fino ad arrivare al 2010 quando il Ministero del Lavoro ha considerato il tecnostress un rischio serio per la salute dei lavoratori.
I sintomi del tecnostress
Le sintomatologie legate al tecnostress sono facilmente individuabili, anche se in molti casi non vengono associati a questa tipologia di stress, forse a causa della mancanza di informazione.
Nei soggetti colpiti da tecnostress troviamo quindi molto spesso difficoltà di concentrazione, stanchezza ricorrente, nervosismo e irritabilità immotivata, umore nero e sintomi depressivi, ansia, attacchi di panico, gastrite, bruciore di stomaco, reflusso gastroesofageo, mal di schiena, mal di testa, dolore cervicale e mal di testa da cervicale.
I sintomi come vediamo sono parecchi e una recente indagine, svolta su un campione di 1009 lavoratori digitali da Netdipendenza Onlus in collaborazione con l’Associazione italiana formatori salute e sicurezza sul lavoro, li ha elencati in base alla loro frequenza:
- mal di testa (44,5%)
- calo di concentrazione (35,4%)
- alterazione dell’umore (33,8%)
- tensioni neuromuscolari (28,5%)
- stanchezza cronica (23,3%)
- insonnia (22,9%)
- ansia (20,4%)
- disturbi all’apparato gastrointestinale (15,8%)
- dermatiti dovute a stress (6,9%)
- alterazioni comportamentali (7,1%)
- attacchi di panico (2,6%)
- depressione (2,1%)
Molti di questi sintomi sono sovrapponibili e quindi sommabili a quelli derivanti dall’elettrosmog, quelli derivanti cioè dall’esposizione eccessiva durante il giorno e la notte a campi elettromagnetici prodotti da apparecchiature elettriche, smarthphone, computer, tablet, modem o router wifi, ecc.
Capire quanto influisca l’elettrosmog o il tecnostress sulla salute delle persone e come funzionino le loro interazioni è il punto focale della ricerca di questi ultimi anni.
Tutti iperconnessi
I dati emersi dall’indagine parlano chiaro e ci inquadrano come tendenti all’iperconnessione: una grossa fetta delle persone dichiara di usare dispositivi mobili per lavoro (87,5%) e il 59,5% dichiara che la mole di informazioni e dati da gestire sia aumentata molto con l’avvento degli smartphone che viene usato almeno un’ora al giorno per lavoro, ma con punte di 6 ore con pause di 30 minuti.
I problemi maggiori sorgono in quei lavoratori che si portano il lavoro tecnologico anche a casa e che quindi faticano a staccare la mente e si ritrovano a usare apparecchi elettronici anche a letto (66,5%) e durante il week-end (90%).
Di questi la maggior parte è consapevoli dei rischi che corre, ma non riesci a trovare un’alternativa per smettere, anche quando si manifestano i primi sintomi come il mal di testa.
Quasi un lavoratore su due si trova a fare i conti con i sintomi legati al tecnostress, il 39,6% affronta problemi occasionali, mentre l’8,7% si trova in problemi di salute più seri.
Ma riuscireste a stare senza tecnologia?
Sembra una domanda scontata, per molti di voi potrebbe essere ovvia la risposta, ma secondo molti esperti un allarme serio viene proprio dalla dipendenza tecnologica, che sta a monte rispetto alla dipendenza dai social network.
Quando un gruppo di ricercatori ha posto la domanda “riusciresti a fare a meno della tecnologia” le risposte ottenute sono state:
Non considero neanche l’ipotesi (26%)
Mai (17,5%)
Posso per mezza giornata (16,8%)
Posso per una settimana intera (12,7%)
Posso per una giornata intera (11,3%)
Posso per pochi minuti (3,5%)
Come fare per premere il tasto off?
Il tecnostress è un problema sorto solo nell’ultimo decennio, ma che è destinato a crescere ancora in maniera esponenziale nei prossimi anni: è quindi fondamentale sapere correre ai ripari.
I primi suggerimenti vengono proprio dagli stessi intervistati: fare sport, meditare, passeggiare nella natura o fare attività rilassanti sono tra le risposte più frequenti.
Un aspetto molto importante e spesso sottovalutato sono le pause obbligatorie per legge per i videoterminalisti, (con l’aggiunta di qualche utile esercizio per rilassare la muscolatura) senza considerare il bisogno di fare prevenzione con dei corsi di formazione sui rischi del tecnostress.
Rimedi per il tecnostress possono essere considerati tutti quelli atti a rilassare la persona combattendo stress e tensioni: partendo con i classici massaggi antistress, proseguendo con gli esercizi di respirazione diaframmatica o di ginnastica preventiva e adattata (AFA), finendo con i rimedi più olistici come la riflessologia plantare, lo yoga, il Reflessage.